Considerazioni finali

L’utilizzo combinato dei dati emersi dalle indagini, con quelli desunti dalla conoscenza diretta delle opere, ed anche dalla memoria storica di chi ne ha seguito i percorsi e le vicissitudini storiche,  ha portato ad un bilancio  positivo per questo progetto. Non va infatti dimenticato che le opere in gesso delle Accademie di tutta Italia godevano fino a pochi anni fa di scarsa considerazione in quanto patrimonio da salvaguardare, essendo considerate mero strumento di didattica. All’Accademia di Palermo si deve al Professor Salvatore Rizzuti, per anni docente di Scultura, il primo inventario sistematico della raccolta, e l’aver posto l’attenzione sull’importanza di salvaguardare il patrimonio dei gessi  come unicum, da valorizzare per combatterne l’oblio e la dispersione. Alcune Accademie italiane hanno le loro raccolte di gessi musealizzate all’interno di spazi espositivi dedicati, in primis l’Accademia di Firenze e quella di Venezia (i cui gessi di Canova sono stati recentemente restaurati); l’attenzione per queste opere e la consapevolezza del loro valore sta lentamente ma inesorabilmente crescendo, come dimostra questo progetto, di carattere multidisciplinare e la presenza massiccia di visitatori che ha avuto luogo in occasione della prima apertura da parte del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) nell’Aprile del 2015 dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, col nuovo temporaneo allestimento dei gessi.


L’approccio utilizzato, con il lavoro combinato tra storici dell’arte, restauratori e diagnosti, volto alla creazione di una metodologia d’intervento utilizzabile su tutte le opere, ha funzionato e potrà essere estesa alla conservazione dell’intera raccolta. Il dato scientifico dovrebbe essere un riferimento costante nelle future operazioni di pulitura dei gessi, pur nel rispetto delle singole opere, e costituisce un dato certo ed incontrovertibile che “fotografa” lo stato dei gessi ad oggi. È intuibile infatti, che data la loro porosità, se non opportunamente protetti i gessi fra alcuni decenni potrebbero essere notevolmente scuriti rispetto ad oggi.


Sono inoltre state studiate le tipologie di sostanze rinvenute sulle superfici come patinature ma anche come prodotti di degrado di origine biologica, contenuti nell’atmosfera, e sono state messe a punto tecniche di pulitura con modalità definite, che potranno essere applicate sulla maggior parte delle opere. Non va comunque dimenticato che ogni opera ha caratteristiche a sé stanti, talvolta presentando problematiche specifiche dovute per lo più a trattamenti superficiali pregressi: le opere più complesse sono generalmente le più antiche, che sono state sottoposte a diverse patinature con sostanze diverse. La metodologia messa a punto nel presente progetto traccia comunque un quadro d’insieme entro cui si auspica siano inseriti i futuri interventi conservativi.

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