Restauro Open Space

Il cantiere open space, metodologie, incontri didattici e workshop

La crescente attenzione verso la conservazione e la fruizione dell’immenso patrimonio di Beni Culturali in Italia pone sempre più l’interesse degli operatori del settore e dei ricercatori verso un atteggiamento che analizzi in modo oggettivo le opere e ne descriva, attraverso analisi strumentali, l’evoluzione nel tempo. Si tratta dell’applicazione del metodo scientifico alla tutela dei beni culturali. L’approccio scientifico consente la conoscenza dei materiali costitutivi di un manufatto artistico, e di interpretare i cambiamenti subiti da un’opera per effetto del trascorrere del tempo e/o di eventi naturali o accidentali fino alla comprensione della tecnica esecutiva, della storia conservativa dell’oggetto, tramite l’individuazione e il riconoscimento di eventuali interventi precedenti, e dello stato di conservazione di un’opera. In generale, l’approccio metodologico prevede una prima fase di screening volta a fornire delle informazioni utili sia alla conoscenza di un’opera che ad un corretta pianificazione di un intervento di restauro conservativo, mediante l’uso di tecniche non invasive e non distruttive messe in opera mediante strumentazione portatile.

 

Nell’affrontare il progetto d’intervento per la collezione di gessi dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, nell’ottica di un progetto didattico che coinvolgesse molteplici professionalità con un approccio il più interdisciplinare possibile, sono state identificate le tipologie di indagine più adatte al nostro scopo. L’obiettivo delle indagini è molteplice: dalla conoscenza dei dati tecnici sulle caratteristiche dei gessi e la loro realizzazione, allo stato di conservazione, dall’identificazione delle patine presenti, alla composizione delle polveri rilevate come inquinanti. Il confronto tra diverse professionalità ha consentito di ottimizzare al massimo i risultati raggiunti, infatti la sequenza delle indagini da svolgere emersa dal lavoro di squadra è stata mirata al raggiungimento di risultati il più esaustivo possibili: il primo approccio ad esempio è stato l’esame ai raggi UV (ultravioletti) che ha permesso di identificare aree di discontinuità sulle superfici a volte non percepibili ad occhio nudo. A seguito della visione ai raggi UV, avendo individuato i punti di maggior criticità (ad esempio una macchi scura non visibile ad occhio nudo, che implica una differenza di materiale) si è stabilito con precisione su quali punti effettuare le altre indagini ed eventuali prelievi. Sono stati inoltre effettuati dei saggi di pulitura per la rimozione delle patine ingrigite, essendo il restauro e la valorizzazione delle opere uno degli obiettivi del progetto; i saggi sono stati verificati nella loro efficacia con la ripetizione di determinate indagini prima e dopo, consentendo per esempio di constatare la rimozione di determinate sostanze non visibili ad occhio nudo. Tutto questo ha contribuito ad indirizzare verso i migliori metodi di pulitura. Nello specifico, sono state eseguite prove campione su tre opere con problematiche particolari che fossero rappresentative della condizione della maggior parte dei gessi, al fine di mettere a punto una metodologia d’intervento attuabile su larga scala all’intera raccolta. La creazione di una metodologia è richiesta quando si è in presenza di una collezione con caratteristiche conservative particolari, che deve essere trattata come unicum; la metodologia individuata a conclusione del progetto potrà essere ripetuta su tutte le opere con le stesse modalità con la certezza del massimo rigore scientifico. Le diverse attività si sono svolte in un’ottica di laboratorio open space, che ha visto la partecipazione degli studenti dei insegnamenti di Restauro, coordinati dal Prof. Giuseppe Traina, di Scultura, di Tecniche artistiche del Dipartimento di Arti Visive, coordinato dalla Prof. Giovanna Filippello, cui è seguita anche una lunga campagna fotografica delle opere che ha coinvolto gli studenti del corso di Fotografia, coordinati dal prof. Carmelo Bongiorno. La partecipazione degli allievi dell’Accademia durante le fasi di studio rientra nell’intento didattico del progetto, con l’auspicio di un coinvolgimento sempre crescente di studenti e docenti per la tutela di questo prezioso patrimonio.

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